In t’la nudda è un progetto ideato da Giuseppe Boiardi
realizzato tra il 2012 e il 2013 con Eleonora Bertani,
Alessandra Matia Calò, Stefano Camellini,
Alessandro Femminino, Lorenzo Franzi, Galileo Rocca.
Testi di Silvia La Ferrara.
Design Studio Salsi Comunicazione.
Un ringraziamento particolare a
Massimo Bonacini, Laura Gasparini,
Maurizio Palladini, Stefano Salsi, Bruno Valcavi,
Corpo della polizia provinciale di Reggio Emilia.
Riproduzioni di fotografie:
Fototeca della Biblioteca A. Panizzi, Reggio Emilia
Stampato nel giugno 2014 – Edizioni ABao AQu – ISBN978-88-99044-01-5
“IN T’LA NUDDA” È un espressione dialettale che significa salire oltre il limite della vegetazione boschiva, quando la montagna diventa “nuda”.Può voler dire anche sul monte “Nuda”, insomma è il tentativo di evocare atmosfere non facili da percepire.
Il progetto IN T’LA NUDDA” si ripropone di svolgere una sorta di indagine sociale sul territorio dell’Appennino Reggiano mediante lo strumento della fotografia. L’idea è quella di svolgere il lavoro con “lentezza”, una lentezza contrapposta alla accelerazione bulimica che la fotografia sta “subendo” negli ultimi anni, lentezza come strumento di comprensione dei fenomeni.
Il progetto utilizza il linguaggio fotografico della ricerca “artistica” applicato al reportage. Un lavoro fotografico tra indagine sociale e “urbanscape” sul territorio dell’Appennino Reggiano, un territorio già esplorato sino al parossismo negli aspetti paesaggistico – ambientali, ma spesso trascurato nella sua componente umana.
Il “Grattacielo” di Castelnovo ne’ Monti icona di epoca che ha attraversato l’Italia lasciando un “Landmark”, nel bene o nel male, indelebile.
La storia di Gabri nato e vissuto a Castelnovo, un incidente in arrampicata e la sua vita si interrompe, ricomincia da capo.
Il comandante “Taro” nel 2000 torna nella sua amata Carpineti.
Il Real Bosco di Cerreto, di proprietà dei cerretani, è luogo di svolgimento di vite sconosciute ai più.
Maurizio lavora alla centrale elettrica di Ligonchio.
La Casa di riposo Don Cavalletti di Carpineti offre un tranquillo riposo e rifugio a chi ha lavorato una vita.
Il presidente Oliviero ha assistito alla nascita ed ha accompagnato la crescita del “Parco Tegge”, un’ ottimo esempio di ciò che una comunità sana può creare.
Alessandra Calò, Alessandro Femminino, Eleonora Bertani, Galileo Rocca, Giuseppe Boiardi, Lorenzo Franzi, Stefano Camellini, racconteranno queste ed altre storie.
Tentare di restituire l’immagine di una società attraverso la fotografia è un progetto difficile e ambizioso. Dall’800 intere generazioni di fotografi si sono cimentate in questo particolare filone della fotografia. Forse la fotografia “che vende” è quella fatta di sesso e di dolore, ma la fotografia “interessante” no, anche la nostra terra può essere un luogo interessante da indagare. Sul perché di tanti occhi, alcune delle motivazioni sono tanto banali quanto ovvie: più occhi, più teste, riescono a coprire un campo più vasto. Più frammenti saranno in grado di riflettere una immagine più complessa. Alessandra Calò, Alessandro Femminino, Eleonora Bertani, Galileo Rocca, Lorenzo Franzi, Stefano Camellini; alcuni reggiani di nascita, alcuni in prestito, alcuni professionisti, altri praticano la fotografia come medicina alternativa, ma tutti accomunati dalla passione per la fotografia come mezzo per esprimere la propria personalità.
GLI AUTORI
Eleonora Bertani, reggiana, ha realizzato Civis con l’Associazione ReFoto (Chiostri della Ghiara, Reggio Emilia, 2011, circuito on di Fotografia Europea), Collettiva Finalisti del 5° Premio Internazionale Arte Laguna (Le Nappe dell’Arsenale, Venezia, 2011) e Collettiva Premio Celeste (Fondazione Brodbeck, Catania, 2010).
Giuseppe Boiardi, reggiano, è il “meno” fotografo del gruppo. Ama il libro fotografico come semplificazione della realtà complessa. Nel 2008, dopo anni di pausa, ha ricominciato a fotografare. Alcune esperienze di reportage lo hanno condotto a considerare la fotografia non fine a se stessa ma quale strumento per raccontare.
Alessandra Matia Calò, tarantina, vive e lavora a Reggio Emilia. Concentrata sul tema della memoria, la sua prima apparizione professionale risale a Fotografia Europea 2007. Ha realizzato progetti sperimentali per La Nuit de la Photographie Contemporaine Paris, Fotografia Europea Reggio Emilia, IF Innovation Festival, Avantgarde Gallery Berlin, SIFest Savignano Immagini, Colorno Photolife. Ha preso parte alle esposizioni collettive “Opera Fabbrica” (Ravenna 2011); “Gli oggetti ci parlano” e “Women in Fluxus” (Reggio Emilia 2012), “Antipodi Apolidi” e “Officine Meccaniche Reggiane” (Reggio Emilia, 2013).
Stefano Camellini, 1964, reggiano, fotografo professionista, spazia dall’advertising all’interior. Nel 1994 partecipa a “concetto Progetto oggetto”, Gualtieri, dando il via al proprio percorso espositivo. Ha al suo attivo a mostre personali e collettive fra le quali “tricicli acrobatici”, “Palazzo Ruini”, “solo?” con Oscar Accorsi, e la partecipazione a Fotografia Europea 2013 con un’indagine sul quartiere INA di via Wibicky.
Alessandro Femminino, palermitano, vive e lavora a Reggio Emilia come free-lance nei settori della musica, dello spettacolo e del reportage. Buona parte delle sue fotografie nasce come reportage sociale durante i suoi viaggi tra l’Europa, l’America Latina e l’Africa, con lo scopo di dare supporto e rilevanza ai progetti di alcune
associazioni umanitarie.
Lorenzo Franzi, comasco e statistisco, si è diplomato nel 1999 al Cfp R. Bauer di Milano. Dal 1999 si dedica alla fotografia di reportage in Romania, Bosnia e a Mosca; in Afghanistan ha partecipato al progetto “Una strada per la Pace” come fotografo di scena del film Clown in Kabul (59° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia). Ha realizzato un reportage in Senegal sulla storia dei “Griot” (Io Donna, Il Diario, Corriere della Sera). Dal 2004 si dedica anche alla fotografia pubblicitaria e commerciale.
Galileo Rocca, reggiano, è fotografo professionista. I suoi lavori sono conservati presso lo CSAC, e nell’Archivio di Italo Zannier; ha esposto alla Biennale del Paesaggio organizzata dalla Provincia di Reggio Emilia e nel Museo Nazionale delle Arti Naïves di Luzzara. Nel 2010 gli è stata assegnata la borsa di studio promossa dall’Istituto Italiano di Fotografia di Milano. A Castelnovo di Garfagnana, in occasione del 9° Portfolio dell’Ariosto – premio SONY, ha ottenuto il 3° Premio per il progetto Trasformazioni, il tempo sospeso nella rivista “Gente di fotografia” (n. 50 autunno-inverno 2010/11) e nel 2011 ha esposto nel circuito ufficiale di Fotografia Europea.
Silvia La Ferrara, romagnola e irpina, insegna storia e letteratura italiana. Ama montagne e paesi dell’Appennino, da Sud a Nord, e forse un giorno si pietrificherà in uno di essi.