“Casa d’altri”
Casa d’altri “Casa d’altri”, un libro, un’immagine dell’assenza. Altri tempi, stessi luoghi. Una donna nel suo dialogo con il prete di paese racconta di un dramma universale, qui reso più nitido dalla durezza della vita montana, il dramma della stanchezza di vivere.
Alcuni passaggi sono imprescindibili per chi voglia accingersi a raccontare degli Appennini, non perchè oggi le condizioni ambientali e di vita siano quelle di quei tempi ma perchè rivelano uno stato d’animo difficilmente visibile all’occhio oggettivo dell’apparecchio fotografico, a meno di non interporre il filtro dell’Arte.
BIO
Silvio D’arzo è lo pseudonimo di Ezio Comparoni (Reggio Emilia 1920-1952). Narratore, poeta, saggista in vita pubblica un solo romanzo, All’insegna del buon corsiero (1942). L’opera sicuramente più importante di D’Arzo è il racconto lungo Casa d’altri, uscito postumo nel 1953, definito da Eugenio Montale «un racconto perfetto». Muore di leucemia a soli 32 anni. Scrittori come Romano Bilenchi, Attilio Bertolucci e Pier Vittorio Tondelli hanno amato i suoi tanti e in parte misconosciuti racconti: Piccolo mondo degli umili, Una storia così, Fine di Marco, Elegia della signora Nodier, Due vecchi, Pinguino senza frac, Un minuto così, Penny Wirton e sua madre.
Il fascino della sua opera può essere riassunto dalle parole del critico Silvio Perrella: “Un enigma irrisolvibile, un procedere tra smorta quotidianità e angoscia visionaria, un oscillare tra Arcadia e cronaca, senza mai sposare nessuna delle due. Un modo originale e contemporaneo per affrontare uno dei problemi fondamentali della nostra letteratura: raccontare, senza impoverirla e senza impoverirsi, la nostra società”.